Come anticipato nella trasmissione LA VOSTRA VOCE di domenica 9 GIUGNO, ecco le opere che pur non vincendo il concorso di poesia, si sono comunque distinte e quindi postate sul blog perché meritevoli.
Se vi fa piacere, condividete
Mariagrazia Calì - Un nuovo mattino
Arriverà domani e sarà
come un fiore in boccio a ravvivare
le lande desolate del cammino
su questa terra di confine
tra l'abisso e l'infinito
Sospesi al filo,
tra l'incudine e martello
con la paura di sfiorare il vuoto
Si muore un po' per volta in questa vita
sotto il peso di un fardello
pesante da portare, arresi
alle temperie senza saper che fare
O pieni di quella vanterìa
che non mira all'orizzonte
- quell'orizzonte limpido che un tempo
ci faceva ridere e sognare...-
Arriverà domani e sarà
come un fiore in boccio, aperto
al primo sole di primavera
Sarà come giunchiglia odorosa,
rilucente sui prati
e i nostri passi protesi
verso un nuovo mattino.
Emilia Domina - Un vestito da indossare
Stanca la sera era
mia madre.
Fuori il freddo
pungente tremava,
Mentre dentro casa
il fuoco scoppiettava, e
il gomitolo rosso di lana
per terra rimbalzava.
Amorevole era mia madre!
Con fare alacre
le sue mani stanche
sferruzzavano i ferri.
Un vestito rosso
di lana per me.
Com'era bello
guardare mia madre.
Quanta gioia
aveva negli occhi
nel vedermi il
vestito indossare
Mariagrazia Calì - Pane quotidiano
Scarno è il tempo dello stupore
di sguardi aperti sull'avvenire.
Tutto pare stantìo, assuefatto
d'abitudinale come quelle terre
aduste, che non danno pane. Chine,
le membra a raccattare un sorso d'acqua
quando piove. Le labbra
riarse, dentro un marginale
che non da' voce al mutamento
in questo mondo che indurito ha il cuore...
Sin che c'è l'uomo che non guarda al cielo
-che mira solo a dissacrare-
e s'arrocca dentro al suo forziere
mentre canta, col calice in mano,
incurante di chi adusto ha il seno
con tante bocche da sfamare o
mentre c'è chi si spezza la schiena
e non sa più cosa pregare...
Cos'è un uomo se non ha cielo
e il nome Dio nomina invano!
Se opprime il povero che
di stenti muore o va, sfidando il mare,
in cerca di quei luoghi ameni
ove approdare e trovar ristoro
-come in questa mia terra
cosi fiorente e provvida...-
Questa mia terra
ch'eppure il pane non se lo può bastare.
Lucia Maria Tanas - Estate
Spazia lo sguardo
Sulla bionda distesa di spighe
Che timide folate di vento
Accarezzano lievi.
Immagine di quiete serena
Che porta lontano
Alla gioia del grano
Alla festa del pane
Che certo ripaghi
Il sudore di tanta fatica!
D’un rosso brillante si macchia
L’aurea coltre ondeggiante
Sorridente ai raggi del sole
E tutto un’opera d’arte appare alla vista!
Quanta armonia in siffatto disegno
A fugar dell’angoscia la morsa stringente…
E’ l’estate dei papaveri rossi
Dell’oro splendente
All’orizzonte stagliante
Da maestosi alberi chiuso.
Stagione di tinte decise
Del verde lucente dell’erba
Del cobalto del cielo
Di colori smaglianti creati da mano d’artista
In cesello paziente d’attento lavoro.
Nell’umile terra, è pur vero
La linfa è nascosta che dona la pace!
Angela Colavitto - Follia
Ho visto morire
il sole,
dietro un monte
di pietra.
Nuvole, sbiadire
il rosso di un
tramonto
Infuocato.
Scendere a valle
un canto di
dolore.
IL bosco di conifere
ondeggiare al vento.
Un uomo, pregare
sulla soglia, di un
altare
e tra le pieghe
del cuore, smarrire
la propria anima.
Una colomba
volare nel cielo.....
per un attimo
di Follia.
Bellissime tutte
RispondiEliminagrazie molto gentile
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