Bressanone e i suoi… draghi!
Un nuovo modo di fare turismo, al giorno d’oggi più evoluto e ragionato di un tempo, ci spinge a recarci nei Paesi che intendiamo visitare già provvisti di un corredo di notizie ed immagini a riguardo, desunto da libri e guide, ma, soprattutto, attinte dal web. Per quanto non nutra alcun dubbio che ciò costituisca un arricchimento culturale, debbo però confessare che desta in me qualche perplessità in quanto mi sembra averci sottratto il piacere della curiosità e della scoperta inattesa, emozioni che, invece, spesso mi capita di provare nel corso di una delle mie attività preferite: andare a zonzo per una città, senza una meta precisa, alla ricerca di qualche elemento architettonico, di qualche artistico dettaglio, preferibilmente trascurato dalle guide, né immediatamente evidente, che tuttavia non riesce a sfuggire al mio occhio attento. Sì, perché anche quando crediamo di conoscere perfettamente una città, magari perché ci siamo nati o ci viviamo da molto tempo, può accadere che qualcosa ci sfugga perché collocata dove non ce lo aspettiamo. Recentemente ne ho avuto la prova, quando, alzando lo sguardo su alcuni edifici storici di Bressanone, piccola cittadina in provincia di Bolzano, mi sono accorta per la prima volta, benché vi risieda da undici anni, che sono dotati di gargoyle. Come è noto, con questo nome si indicano caricature o figure animalesche, fantastiche e spesso mostruose, scolpite nella pietra, che, a partire dal XI secolo per culminare nel secolo XIII, ancor oggi ornano molte chiese e cattedrali gotiche, ma anche edifici civili. Spesso i gargoyle, chiamati anche pluviali, servono a mascherare antiestetiche grondaie. Così accade a Bressanone, ove possiamo ammirarle in vari luoghi: sul Municipio, sulla cappella di San Giovanni, all’interno del chiostro del Duomo, e sulla sommità di due edifici storici siti in via Tratten: uno, dal 1930 Caserma dei Carabinieri, ma prima, dal XVI secolo al 1834, fucina e albergo “all’Orso Nero”; l’altro, al n. 8, laboratorio, ove, dal 1885, operò Johann Kravolg, geniale, ma sfortunato inventore del primo motore elettrico e del fucile a fuoco veloce. Tutti i gargoyle brissinesi appaiono in ottimo stato di conservazione, tuttavia non sono in grado di dire con certezza da quando abbiano fatto la loro comparsa sugli edifici sopra ricordati, soggetti a numerosi restauri nel corso dei secoli ad oggi, ma posso ipotizzare che vi siano stati collocati dopo il XV secolo, epoca nella quale, data la difficile conservazione della pietra e del marmo se esposti alle intemperie, per costruirli si cominciò ad utilizzare il piombo, materiale assai duttile e che, col tempo, assume una particolare colorazione grigiastra.
Bressanone :gargoyle su una torretta del Municipio
Bressanone: gargoyle sulla cappella di san Giovanni,
L’arte del ferro battuto e l’antica incudine che si può vedere in via Tratten lo attesta, ha una lunga tradizione a Bressanone. Ciò è dimostrato, in particolare, da particolari decorazioni istallate sui tetti degli edifici più antichi, ma anche dalle artistiche insegne di alberghi storici, tutt’ora in funzione, riproducenti un animale: l’orso, l’aquila, il cavallino, l’elefante…
È quindi lecito pensare che i gargoyle brissinesi siano opera di artigiani locali.
Bressanone, Caserma dei Carabinieri: gargoyle sulla torretta di destra
Al di là della loro funzione pratica e decorativa, gli studiosi del settore affermano che queste mitiche figure possiedono un forte significato simbolico, svolgendo una funzione apotropaica: ciò si manifesta chiaramente a Bressanone, ove i gargoyle, certo non casualmente, sono tutti in veste di drago, un animale fantastico, presente sin dai tempi più remoti in tutte le culture, sia pure con significati divergenti. I draghi brissinesi, seguendo l’iconografia classica del drago in occidente, si mostrano come una sorta di serpente munito di criniera e cresta, con le fauci spalancate e possenti artigli. In tale veste, silenziosi guardiani, incombono sulle nostre teste, pronti a proteggere il loro territorio da ogni intrusione o influsso maligno.
Bressanone: gargoyle dell’edificio al: n. 8 di via Tratten
Se deciderete di venire a Bressanone, non dimenticate dunque di dare un’occhiata ai nostri draghi, certo meno celebri, ma non meno interessanti, del famosissimo elefante Soliman che qui soggiornò nel 1551, dono di nozze offerto da Giovanni II del Portogallo al nipote, l’arciduca d’Austria Massimiliano e ritratto sulla facciata dell’omonimo albergo. E già che ci siete, non perdetevi la curiosa statua tricefala del Wilder Mann (l’uomo selvatico), che, posto da secoli sull’edificio all’inizio dei Portici Minori, sembra svolgere una funzione non diversa da quella dei draghi, giacché in grado di controllare tutti gli accessi che di lì portano al centro della cittadina.
Bressanone: l’Uomo selvatico
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